Inibitore di
MAGMAS per la terapia del medulloblastoma
DIANE RICHMOND
NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 26 ottobre 2024.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Il medulloblastoma è il più frequente tumore
maligno di età pediatrica e, nonostante decenni di studi, costituisce ancora un
problema irrisolto per la terapia medica. I protocolli terapeutici attuali
prevedono la combinazione di terapia chirurgica, terapia radiante estesa
all’intero nevrasse e chemioterapia: un trattamento che in più dell’80% dei
casi consente la sopravvivenza a 5 anni di distanza, dopodiché la mortalità diventa
impressionante.
L’oncologia sperimentale contempla i seguenti
sottogruppi:
1)
Primo
sottogruppo WNT-driven
2)
Secondo
sottogruppo SHH-driven/TP53 mutant
3)
Terzo
sottogruppo SHH-driven/TP53 wildtype
4)
Quarto
sottogruppo non-WNT/non-SHH
MAGMAS (Mitochondrial
Associated Granulocyte Macrophage
colony-stimulating factor Signaling molecules) codifica
una subunità di una traslocasi mitocondriale di import
della membrana interna ed è responsabile della traslocazione di proteine di
matrice attraverso la membrana interna.
Zahara Motahari e colleghi
recentemente hanno riportato che una piccola molecola inibitrice di MAGMAS,
cioè BT9, è in grado di ridurre la proliferazione cellulare, la migrazione e la
fosforilazione ossidativa in linee cellulari di glioblastoma adulto.
Gli stessi ricercatori hanno realizzato uno studio per indagare la possibilità
che l’effetto chemioterapico di BT9 si possa impiegare per il medulloblastoma
in età pediatrica. I risultati sono molto incoraggianti e suggeriscono il
prosieguo in modelli animali.
(Motahari
Z. et al., Preclinical assessment of MAGMAS inhibitor as a potential
therapy for pediatric medulloblastoma. PLoS One – Epub ahead
of print doi: 10.1371/journal.pone.0300411, 2024).
La provenienza degli autori
è prevalentemente la seguente:
Children’s Hospital of
Orange County, Orange, CA (USA); Department of Pediatrics, University of Irvine,
Irvine, CA (USA); Department of Neurology, School of Medicine, University of Irvine,
Irvine, CA (USA); Department of Neurobiology, School of Biological Sciences,
University of Irvine, Irvine, CA (USA); Department of Pediatric Oncology,
Children’s Hospital of Orange County, Orange, CA (USA); Department of
Pediatrics, University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA); Department of
Neurosurgery, Children’s Hospital of Orange County, Orange, CA (USA).
Il medulloblastoma è una neoplasia a crescita
rapida e invasiva, prevalentemente dell’infanzia, che origina nella parte
posteriore del verme cerebellare e dal tetto neuroepiteliale del quarto
ventricolo; rappresenta il 20% dei tumori dell’encefalo in età pediatrica;
nell’adulto può svilupparsi in sedi encefaliche diverse dal cervelletto. Il suo
nome, introdotto da Bailey e Cushing, è istologicamente erroneo, e si conserva
solo per convenzione; infatti, i medulloblasti non
sono mai stati identificati né nel cervello fetale né in quello adulto, nella
nostra specie. Si ritiene, sulla base di numerose evidenze sperimentali, che
origini da cellule staminali pluripotenti cui è stato impedito da qualche noxa
di maturare fisiologicamente fino a giungere allo stadio di arresto della
crescita[1].
La massa neoplastica può avere una differenziazione
uni- o pluripotenziale, variando da caso a caso,
secondo le varianti istologiche attualmente conosciute, che vanno dal tipo
indifferenziato al tipo con componenti neuroniche, gliali e perfino mioblastiche. In circa la metà dei casi si può avere la
formazione di rosette, tipica del neuroblastoma. Da un punto di vista
cromosomico il medulloblastoma è caratterizzato dalla delezione di parte del
cromosoma 17 distale alla regione p53.
La maggioranza dei pazienti è in età compresa tra i
4 e gli 8 anni di età, con un numero maggiore di maschi, in proporzione con le
femmine da 3:1 a 3:2. Il reperto della risonanza magnetica nucleare (MRI) è
spesso diagnostico, con alta intensità di segnale sia in T1 che in T2. Della
terapia si è detto in precedenza.
Zahara Motahari e colleghi
hanno trattato con BT9 DAOY (SHH-driven/TP53 mutant) e D425 (non- SHH). Oltre ai metodi
ordinari per l’analisi in vitro della proliferazione cellulare, della
morte neuronica, della migrazione, dell’invasione e dell’attività metabolica, è
stato impiegato un modello murino di xenotrapianto ortotopico di D425 per
valutare l’efficacia in vivo di BT9.
La lettura di tutte le misure effettuate dagli
autori dello studio, per la quale si rinvia al testo integrale dell’articolo
originale, dimostra un’evidente efficacia antitumorale di BT9 in vitro
sulle linee cellulari DAOY e D425, suggerendo il suo impiego nel trattamento
pediatrico del medulloblastoma. In conclusione, i risultati incoraggiano la
verifica e l’eventuale validazione nei modelli animali.
L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e
invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del
sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Diane
Richmond
BM&L-26 ottobre 2024
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scientifica e culturale non-profit.
[1] Per questa ragione le nuove
classificazioni includono il medulloblastoma fra i tumori neuroectodermici
primitivi (PNET).